Traduttore per il Ministero degli Esteri e mediatore culturale; prima l’università e poi la pubblicazione di un libro di poesie. Sembra tutto facile, ma quali problemi ci sono stati in realtà?
A 20 anni sei scappato dal Togo per venire in Italia. Che ricordi hai di quei momenti?
Quali sono i tuoi progetti futuri?
L’approccio con la poesia e la pubblicazione del libro. Come nasce “L’alba arriva per tutti” e cosa vuoi comunicare quando scrivi?
Come è stato integrarti nella società italiana e come ti trovi dopo 10 anni? Sei tornato in Togo?
quando è arrivata la vera svolta?
Ti direi che il primo obiettivo che mi sono posto è quello di essere un buon padre, quello che mio padre non è stato per me. Mi piacerebbe diventare un punto di riferimento per i tanti togolesi che vengono in Italia a cercare fortuna, aumentare i corsi nelle scuole perché tutti i giovani possano avere l’opportunità di capire cosa significa per noi affrontare un viaggio simile, lasciare casa e non tornare più indietro. Vorrei aiutare gli stranieri ad integrarsi, ma il mio sogno resta quello di contribuire a far sì che non ci siano più forme di razzismo.
Le insidie sono state quelle iniziali, quando ero clandestino e giravo con documenti falsi. Quando ho iniziatoa lavorare come interprete ero ancora un clandestino. Poi tutti sono rimasti sbalorditi dalla mia padronanza della lingua italiana e in pochi anni sono diventato uno dei più importanti interpreti della mia lingua nel centro sud. Ho avviato diverse collaborazioni in un paio di scuole medie dove tengo un corso di integrazione. Mi trovo spesso a girare per l’Italia per presentare il mio libro e per tenere i corsi di integrazione nelle scuole. Le insidie ci sono tutt’oggi perché mia moglie Stefania non lavora e io sono precario, ma per fortuna riusciamo ad arrivare a fine mese.
Mi sono integrato abbastanza facilmente soprattutto grazie alla rapidità con cui ho appreso la vostra lingua. Se padroneggi una lingua sei in grado di capire, e se sei in grado di capire puoi evitare situazioni spiacevoli. Mi piacerebbe creare un’occasione per tutti i togolesi che vivono in condizioni difficili in Italia. Faccio molto volontariato per gli stranieri, mi fa sentire bene. Sono tornato in Togo solo una volta, 3 anni fa, per trovare mia mamma, ma ormai la mia vita è qui. Quella in Togo appartiene al passato.
Vivevo alla giornata e il mio unico pensiero era quello di evitare di farmi arrestare. Per fortuna, però, da quando sono piccolo ho un grande pregio che mi caratterizza: imparo tutto con estrema facilità. Ricordo che non mi piaceva non capire le persone quando mi parlavano, così ho deciso di imparare l’italiano e l'ho fatto in pochissimi mesi. La svolta è arrivata nel 2006 a Padova. Dopo un anno il mio italiano era eccellente e sono riuscito a vincere un concorso per studiare le tecniche di saldatura. Questo mi ha permesso di trovare lavori più decenti e ben pagati. Nello stesso anno ho fatto richiesta di asilo politico.”
Quando ero più giovane già scrivevo alcune poesie in francese. Nel 2006 ho scritto la mia prima poesia in italiano. Appena arrivato scrivevo perché ero angosciato da ciò che stavo vivendo. La penna e il quaderno erano un modo per non pensare, per evadere dalla realtà che mi circondava. Un giorno a Gaeta ho conosciuto Sandra Cervone (giornalista), è stata lei la fautrice del mio libro. Una volta terminata la lettura delle mie poesie mi ha telefonato e mi ha detto: “ti aiuto a pubblicarle”, e così è stato. Pochi mesi dopo è nato “L’alba arriva per tutti”. Il mio sogno è quello di diventare un poeta famoso.
Mio padre era un violento. Così a 18 anni ho deciso di andare via, di venire in Italia a cercare fortuna. Appena arrivato non conoscevo l’italiano e sono riuscito ad entrare in italia con documenti falsi. I primi tempi sono stati durissimi, non avevo un lavoro, un posto dove dormire, niente.